Felsa Cisl, Nidil Cgil e Uiltemp Uil di Ravenna proseguono col percorso di mobilitazione per il personale in missione presso le strutture periferiche del Ministero dell’Interno, Prefetture e Questure. Lunedì 23 giugno si terrà un presidio a Milano di fronte alla sede di Adecco via Tolmezzo alle ore 9,45. Inizialmente era stato previsto anche uno sciopero, ma che è stato sospeso dalla Commissione di Garanzia, in applicazione della regola sulla rarefazione.
Le lavoratrici e i lavoratori stanno correndo il rischio di diventare strumento di ricatto all’interno di un contenzioso tra le Agenzie del lavoro, di cui sono dipendenti, e il Ministero. Il personale infatti opera da anni come “somministrati”, nelle Prefetture e Questure in condizioni di estrema insicurezza contrattuale, con proroghe continue anche di pochi mesi, e non è accettabile che venga trattato come mero strumento di potenziale profitto. La loro attività garantisce un servizio essenziale per il godimento dei diritti civili e sociali della persona straniera sul nostro territorio, e rappresenta quindi un importante presidio di legalità senza il quale i procedimenti amministrativi legati all’immigrazione (tra cui i più importante sono il rilascio dei permessi di soggiorno e il loro rinnovo) avrebbero tempi inaccettabili per un paese civile.
Per Felsa Cisl, Nidil Cgil e Uiltemp Uil, è assolutamente incomprensibile la scelta delle Agenzie per il Lavoro di ricorrere al Tar del Lazio per chiedere di dichiarare l’illegittimità della proroga tecnica richiesta dal Ministero dell’Interno utile a garantire la continuità occupazionale di lavoratrici e lavoratori dipendenti delle stesse Agenzie.
I sindacati chiedono alle Agenzie l’immediato ritiro del ricorso al Tar e di garantire continuità occupazionale fino all’aggiudicazione della nuova gara: “Ci rivolgeremo a tutte le istituzioni competenti, alla cittadinanza, alla società civile nonché alle forze politiche per denunciare tale atteggiamento”.
Fabio Guerrini, segretario generale Felsa Cisl Romagna: “Partiamo dallo Sportello Unico per l’Immigrazione, un presidio fondamentale per la gestione regolare dei flussi migratori. Si occupa di pratiche legate al Decreto Flussi, agli ingressi per casi particolari previsti dall’articolo 27 e ai ricongiungimenti familiari. Solo nel 2025 sono già state avviate oltre 670 pratiche, tra lavoratori stagionali, non stagionali e badanti. Settori strategici come agricoltura, turismo, edilizia, trasporti e assistenza familiare, senza l’apporto regolare e programmato dei lavoratori stranieri rischierebbero la paralisi intere filiere della nostra economia. Ci siamo chiesti accadrebbe se lo Sportello Unico non funzionasse correttamente. Non si fermerebbe certo l’immigrazione, ma aumenterebbe l’irregolarità. Avremmo persone senza i requisiti minimi per vivere dignitosamente, con gravi ricadute sociali e sanitarie per tutta la comunità. Inoltre, verrebbero meno i percorsi di integrazione previsti, come i corsi di educazione civica per i ricongiunti. Ravenna è anche diventata porto sicuro per le ONG e questo richiede personale e competenze per accogliere, identificare e garantire percorsi di prima accoglienza a persone spesso vulnerabili. Serve attenzione, organizzazione e soprattutto presenza dello Stato per evitare che queste fragilità finiscano nel degrado o, peggio, nell’illegalità. Il numero di dipendenti delle Questure e Prefetture è in calo costante per via dei pensionamenti, e le assunzioni non coprono il fabbisogno. Questo mette a rischio la tenuta di un sistema che oggi garantisce sicurezza, legalità e coesione sociale”.
Serena Savini, segretaria generale Nidil Cgil Ravenna: “Nella nostra provincia la vertenza coinvolge lavoratrici e lavoratori somministrati impiegati negli uffici per l’immigrazione di Prefettura e Questura, pertanto l’eventuale esito positivo del ricorso al Tar potrebbe causare delle gravi ricadute. Seguiamo questa vertenza dal 2020 quando per sopperire a una carenza di personale, il ministero dell’Interno ha attinto al lavoro precario, tramite appalti con Agenzie per il lavoro. Il ricorso a questi operatori ha permesso al Ministero prima di portare a compimento la “Sanatoria” del 2020 (concessa, in tempi di covid, ai lavoratori stranieri irregolari sul nostro territorio) e in seguito di affrontare altre emergenze come quella dell’accoglienza profughi ucraini. Non solo, le attività di questi lavoratori hanno avuto un ruolo fondamentale nei sevizi legati all’immigrazione della provincia (tra cui il rilascio dei permessi di soggiorno e il loro rinnovo).
Nuovamente oggi, come già accaduto diverse volte nel corso di questi ultimi 5 anni, rischiamo che i lavoratori somministrati restino senza contratto. La riduzione del personale (con perdite fino al 70% della forza lavoro) potrebbe determinare, oltre alle ripercussioni dirette sulla vita dei lavoratori coinvolti che si ritroveranno improvvisamente senza un impiego, il conseguente rallentamento delle pratiche e il drastico allungamento dei tempi di attesa per il rilascio dei permessi di soggiorno che rischiano di creare disservizi diffusi, con ricadute pesanti sia sul piano sociale che economico del nostro territorio. La gestione ordinata dell’immigrazione è una responsabilità istituzionale che ha ricadute dirette sulla coesione sociale, sulla legalità e sulla tutela dei diritti fondamentali. Non possiamo permetterci che - per mancanza di risorse, disattenzione politica o addirittura a causa di un contenzioso legale tra Agenzie e pubblica amministrazione motivato da interessi puramente economici - centinaia di persone in tutto il paese rischino di perdere il lavoro determinando la paralisi dei servizi per l’immigrazione. La sentenza del TAR del Lazio prevista per il 24 giugno rappresenta un momento cruciale per la vertenza. Monitoreremo attentamente gli sviluppi e siamo pronti ad intraprendere ulteriori azioni di mobilitazione per tutelare i diritti dei lavoratori somministrati”.
Francesca Palermo, della segreteria UILTemp UIL Ravenna: “Le lavoratrici e lavoratori somministrati impiegati in Prefettura e Questura di Ravenna garantiscono servizi pubblici fondamentali per la gestione dell’immigrazione. Oggi rischiano di perdere il lavoro a seguito di un contenzioso motivato esclusivamente da interessi economici delle agenzie e che sono in pratica diventati ostaggi di una controversia legale tra aziende e amministrazione pubblica. Per questo il 23 giugno parteciperemo al presidio di Milano chiedendo il ritiro immediato del ricorso da parte delle Agenzie per il lavoro, la proroga dei contratti fino alla nuova gara e soprattutto l’avvio, in tempi brevissimi, di percorsi interni presso il Ministero dell’interno”.